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Nel contesto scolastico è fondamentale adottare un linguaggio inclusivo e rispettoso, in particolare quando si parla di studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES) o Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Spesso, per abitudine o semplificazione, si sente dire “il ragazzo DSA” o “la ragazza BES”, espressioni che, pur non essendo offensive in sé, rischiano di ridurre l’identità dell’alunno alla sua difficoltà.
Un errore simile si riscontra in altri ambiti: nessuno direbbe “il ragazzo asmatico” o “la ragazza diabetica” in modo esclusivo, perché si riconosce che l’individuo non si esaurisce nella sua condizione. Analogamente, uno studente con DSA non è il suo disturbo, ma una persona con un proprio bagaglio di capacità, talenti e potenzialità.
Utilizzare la formulazione corretta – “studente con DSA” o “alunno con BES” – significa riconoscere che il disturbo è solo una caratteristica tra le tante, e non ciò che definisce l’individuo nella sua interezza. Questo approccio linguistico aiuta a promuovere una cultura scolastica più inclusiva, rispettosa e consapevole, contribuendo a un ambiente di apprendimento più equo per tutti.
Adottare un linguaggio più attento non è solo una questione di forma, ma di sostanza: significa riconoscere la complessità e la dignità di ogni studente, andando oltre le etichette e favorendo un’educazione realmente inclusiva.

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