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Sta come torre ferma…

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E Virgilio s’indigna: «Come mai continui a distrarti e a rallentare? Che t’importa di questo mormorio di penitenti? Viemmi dietro, e lascia che dicano»; pesta il pedale: « Sta come torre ferma, che non crolla / già mai la cima per soffiar di venti»; e conclude nell’alone sonoro: «Chi infatti permette ai propri pensieri di germogliare l’uno sull’altro accavallandosi, si svia dalla meta (da sé dilunga il segno), perché la foga del pensiero successivo fiacca l’energia del precedente ». «Vengo» risponde subito Dante (poteva rispondere altro?), e si rimette in marcia, tinto di quel rossore che, alle volte – dice lui – concilia il perdono.

– Dante, Purgatorio, Canto V, vv. 10-21

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