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Perché qui, il dolore, è una costante.

“Il Colibrì”, l’emozionante opera di Sandro Veronesi, offre un’immersione profonda nel tumulto dell’esistenza umana. Questo intricato affresco letterario dipinge la vita di Marco Carrera, figlio dell’alta borghesia fiorentina, un uomo che, nonostante le sue personali sfide fisiche, incarna l’essenza della resilienza e del coraggio.

Nel cuore di questo romanzo, la metafora del colibrì si fa portavoce di una potente simbologia: l’uccellino che batte le ali con fervore per rimanere fermo, diventa un emblema di tenacia e resistenza, un faro di forza interiore nel tumulto delle tempeste della vita.

Ma il mondo di Marco si frantuma quando sua moglie Marina chiede il divorzio, portando in grembo il figlio di un altro uomo. Eppure, come il colibrì, Marco rimane saldo, ancorato nei suoi valori, un monolite di tenacia e coraggio nell’oceano delle avversità.

Attraverso una scrittura che oscilla tra rapidità e risolutezza, caos e delicatezza, Veronesi traccia il percorso di vita di Marco. La storia del protagonista si intreccia con la nostra, in un balletto intricato di sfortune, malattie, perdite, lutti e amore (quello per Luisa) incondizionato.

Verso la fine, “Il Colibrì” ci conduce verso un capitolo finale di amara dolcezza. Marco, avendo vissuto il tormento della morte lenta del padre a causa di un tumore, prende una decisione estrema ma di una nobiltà straziante. Scopertosi ammalato, decide di praticare l’eutanasia, non per sé, ma per proteggere le persone a lui più care dal dolore della sua possibile sofferenza. Questo gesto finale di sacrificio è un ulteriore richiamo alla forza e alla resistenza del colibrì, e un esempio straordinario della profondità dell’amore di Marco per coloro che lo circondano.

“Il Colibrì” è una sinfonia di emozioni, un viaggio attraverso il dolore e la gioia, la sconfitta e la vittoria, la morte e la vita. Non si tratta solo di un romanzo, ma di un’ode alla resistenza umana, all’amore incondizionato e alla nobiltà del sacrificio. È un’opera che lascerà un’impronta indelebile nell’anima del lettore; un libro capace di invitare alla riflessione, che scava nell’intimo e che non teme il dolore. Perché qui, il dolore, è una costante.

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