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Bravo, Critone…

La morte, una gran rogna che affligge allo stesso modo credenti e non credenti. I primi, bramosi di un’altra vita, sono talmente affezionati a questa che vorrebbero proprio essere gli ultimi a lasciarla, presentarsi alle porte dell’aldilà quando stanno già chiudendo bottega. Gli altri invece pensano al Nulla che verrà dopo e allora si attaccano disperatamente a questa valle di lacrime.
L’altro giorno il mio discepolo Critone, tutto shoccato da questi pensieri funesti, mi fa: “Maestro, come posso prepararmi a tirare le cuoia senza deprimermi?”. Una domanda mica da ridere.
Io ci rifletto un po’, poi gli rispondo che l’unico sistema è convincersi che, in fondo, siamo circondati da un mare di fessi. Perché altrimenti sarebbe proprio una mazzata lasciare un mondo dove i giovani se la spassano allegramente, gli scienziati credono d’aver capito tutto, i politici salvano l’umanità a parole, insomma dove tutti si credono chissà chi.
Meglio crepare con la certezza che l’umanità sia piena zeppa di somari patentati. Un gregge di disgraziati che non capiscono una mazza. Critone mi guarda perplesso e fa: “Ma questa convinzione da che parte sta, dalla saggezza o dalla follia? E quando va maturata?”.
“Piano piano Critone” gli dico. “Queste cose vengono da sé cogli anni. Per ora sii comprensivo coi difetti altrui. Poi verso i cinquanta comincerai a vedere le cose come stanno. E alla fine capirai che erano tutti ciucci, te compreso. Così potrai andartene sereno, senza rimpianti per questa valle di lacrime”.
Critone mi guarda sconsolato: “Maestro, ho come l’impressione che il fesso sia lei”. E io: “Bravo Critone, stai già assimilando la lezione”.

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