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In un celebre passo della tragedia di Sofocle, Antigone rivendica la priorità di una legge superiore a quella scritta per giustificare il suo gesto di disobbedienza civile; il mondo delle leggi scritte in forza delle quali i reati vengono perseguiti in contrapposizione a quello delle leggi non-scritte (ἄγραπτα νόμιμα) ma «la cui violazione – riprendo le parole dell’epitafio di Pericle rielaborato da Tucidide – reca una vergogna universalmente riconosciuta».
Ecco, e qui mi fermo, al di là del procedimento giudiziario e dell’iter che questo avrà tra qui a pochi mesi, c’è una legge non-scritta che imporrebbe all’omino di vergognarsi per il reato commesso, ché la vergogna – è legge non scritta, anche questa – ahilui, non va mai in prescrizione.

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