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…dei carabinieri

Renato Caccioppoli

Marescia’ ma qua’ sciocchezza, nossignore, non mi sarei mai permesso di pigliarvi per il culo, io. Vedete, leggete qua! Sì, sì, guardate: “teorema dei carabinieri”. Certo, proprio così è scritto: carta canta, marescia’. E io ve l’avevo detto, no?! Il teorema esiste, leggete: «permette di valutare il limite di una successione o di una funzione confrontando questa con altri due oggetti analoghi che – guardate qua che poesia – “si stringono sempre di più” intorno a quello dato». Avete capito? Come no?! Fate così, pensatevi ai lati di un disgraziato, voi e il vostro collega. L’avete preso con le mani nel sacco, al fetente, e mo’ ve lo portate verso la volante. Quello – il farabutto, dico – hai voglia a dimenarsi, a sbraitare, a scalciare come un asino: lì in mezzo, tra voi e il vostro collega, col caz… no, scusate, volevo dire, col cavolo che non vi segue! Ecco, questa è l’allegoria, vedete? Anche le funzioni – quella maggiorante e la minorante – stringono quella che sta nel mezzo e se la portano, al limite, dove vogliono loro. È?! Bello, è?! Guardate, guardate… pure la dimostrazione: due passaggetti, secchi secchi… Sì, semplice, chiaro, lineare… ‘nu teorema fesso, fesso. Dei carabinieri, appunto.

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