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Ecco il ragazzo, spossato dalla caccia e dall’afa, gettarsi
nell’incanto di quel posticino e di quella sorgente, bocconi;
ma mentre vorrebbe sedare la sete, altra sete gli cresce;
lui beve e, sedotto da quella bellezza che vede riflessa,
s’innamora d’una speranza senza corpo; corpo gli sembra
l’acqua. È pazzo di sé. Immobile fissa il suo viso
immobile come una statua scolpita nel marmo di Paro.
— Ovidio, Le metamorfosi, libro terzo.