≡ Menu

9.11.2001

In una mattina come un’altra, Andrea Haberman, mossasi dai ritmi delicati del cuore, si era impegnata in un gioco d’amore con il suo fidanzato. Era una sorta di dolce competizione: chi riusciva per primo a chiamare l’altro, all’alba di ogni giornata separati dalla distanza, era incoronato vincitore di quella mattina. In quella fatidica giornata, Andrea ebbe il sopravvento. Era giunta in anticipo nel luogo dove il cielo si confonde con le costruzioni, l’ufficio della Torre nord del World Trade Center, per una riunione delle 9:00. Usando il tempo come complice, il fuso orario le permise di fare la sua telefonata. Ma le ore mutevoli avevano in serbo un altro destino. Circa 40 minuti dopo quella voce, un aereo, spinto da forze oscure, si lanciò contro l’edificio, solo un piano al di sopra del suo respiro. Quel giorno, Andrea e altre 2976 anime vennero strappate dal tessuto del mondo.
Il tempo passò, e nelle viscere di Ground Zero, mani stanche ritrovarono tracce di Andrea. Il suo cellulare, testimone muto dell’ultima chiamata, fu ritrovato. Ora, tra le pareti del “9/11 Memorial Museum”, esso sussurra a chiunque voglia ascoltare, la storia di un amore interrotto e di un giorno che cambiò il mondo.

{ 0 comments… add one }

Rispondi