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guardava il mare e il sole che moriva all’orizzonte…

L’onda del mare, con la sua voce perpetua, veniva a baciare la sabbia con un sospiro di schiuma e sale. Marina, la ragazza, portava negli occhi il colore del mare in tempesta, mentre la sua minigonna svolazzava come una bandiera di libertà.

Ma c’era un grido soffocato nel cuore del paese, un rumore sordo di pietre lanciate contro il vetro. Tutti parlavano di Marina, della sua gonna corta, e del destino che l’aveva raggiunta. Le frasi si diffondevano come il vento tra gli alberi, agitando le foglie con parole cariche di giudizio: “Doveva coprirsi di più”, “Si è cercata guai”.

In quella terra di sguardi severi, Marina era diventata una straniera. Non era solo la lotta con l’uomo che le aveva strappato la pace, ma con l’intera comunità, con il pregiudizio che la vestiva di colpa.

Un giorno, nel silenzio della casa della nonna, scoprì tra vecchi libri un racconto. Parole che parlavano di dignità e di rispetto, incise su carta ingiallita dal tempo: “Nessun vestito può essere un invito alla violenza. La dignità non ha una lunghezza di stoffa.”

In quei versi, Marina ritrovò la sua voce. Un fuoco s’accese in lei, un fuoco che poteva incendiare il mondo. Decise di lottare. Per sé, per tutte le donne che erano state costrette al silenzio, fatte sentire in colpa per le azioni di uomini che avevano dimenticato cosa significasse il rispetto.

Il cammino fu scosso da ostacoli, porte chiuse e sguardi di ghiaccio. Ma Marina non cedette. La sua determinazione divenne una melodia potente, un canto di resistenza che echeggiava nelle strade del paese. E mentre il tempo passava, alcuni occhi iniziarono a vedere oltre la minigonna, riconoscendo la forza di una donna che non si lasciava silenziare.

Piano piano, le voci delle donne del paese si unirono al canto di Marina. La minigonna non era più una condanna, ma il simbolo di una rivoluzione silenziosa che stava cambiando le cose.

Seduta sulla sabbia, guardava il mare e il sole che moriva all’orizzonte. Ma nel cuore non c’era tristezza, solo la consapevolezza di un nuovo giorno che sarebbe nato. Un giorno in cui ogni Marina, ogni donna, avrebbe potuto vivere senza doversi difendere o giustificare. Un giorno in cui sarebbe bastato essere donna, libera di vivere, di sognare e di amare. Solo il mare, solo il vento, e la promessa silenziosa di un nuovo giorno.

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