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Tra Echi Ancestrali e Silenzi dell’Apocalisse: Il Viaggio Umano di ‘Cargo’…

Nella vasta distesa di film che abbracciano l’horror e il macabro, emergono talvolta opere che, pur camminando su terreni battuti, ci stupiscono con scorci inaspettati. “Cargo” è uno di questi rari gioielli, nato dal fertile terreno australiano, nazione che ha sempre manifestato una particolare propensione per storie intrise di natura e umanità. La terra australe, luogo di miti e di leggende ancestrali, diventa teatro di un’apocalisse sottintesa, dove gli zombi non sono solo mostri, ma simboli di una società in rovina. In questo scenario, incontriamo un padre, con il peso di un destino incombente, che attraversa l’outback in cerca di salvezza per la sua bambina. La sua corsa contro il tempo è intrisa di una disperazione silenziosa e toccante, un grido sommesso nell’immensità di un paesaggio desolato.
Eppure, nonostante le tinte fosche, “Cargo” non dimentica mai la sua radice umana. L’incontro con Thoomi, la giovane aborigena, riporta alla luce la forza dei legami ancestrali, della comunità e della cultura, in un contesto in cui l’individualismo ha spesso avuto la meglio. La loro relazione, fatta di sguardi, di gesti semplici, rappresenta un filo di speranza in un mondo sconvolto.
Il film evoca con maestria l’importanza delle radici e del legame con la terra, invitando alla riflessione sulla natura dell’uomo e il suo posto nel mondo. I non-morti che emergono dal terreno come struzzi, la testa sepolti in profondità, sono metafora potente dell’alienazione dell’uomo moderno, estraneo alla propria terra e ai propri affetti. “Cargo” è un viaggio, un cammino tra due mondi, dove il silenzio e la solitudine dominano, ma dove, nel profondo, risuona ancora l’eco delle canzoni antiche, le storie tramandate di generazione in generazione.
Questa pellicola australiana, pur con i suoi echi horror, parla di umanità, di legami, di resistenza e di speranza. È un film che, come un vecchio canto aborigeno, risuona nei cuori e nelle menti di chi lo guarda, lasciando un segno indelebile. Un invito a riscoprire ciò che conta davvero, in un mondo che spesso sembra aver perso la bussola.

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