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l’invasione degli imbecilli…

Non voglio trattenermi troppo a lungo su tutte le implicazioni della dichiarazione di Umberto Eco, sennò mi vengono le vertigini, e vado subito al punto. Dice l’illustre semiologo: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Commento a caldo: che stronzata! Argomentiamo.
Chi — mi chiedo — metteva a tacere gli imbecilli? E come? E, ancora: chi impedirebbe a questo ipotetico silenziatore-da-bar ad agire anche sui social media? Ma, poi, è davvero così utile e saggio reagire alle cazzate di un imbecille? E perché? Arreca danno? E in che misura? E soprattutto: perché a un imbecille dovrebbe essere negato il diritto di parola?
Beh, sì: troppe domande, è vero, e a nessuna provo a dare una risposta; il fatto è che la questione sollevata da Umberto Eco mi pare difettosa già in premessa, sicché rinuncio ad approfondirla. Dico solo che il bello di Internet è la sua anarchia. E in tale contesto, chiunque ha diritto di manifestare la propria irrilevanza, fesso o saggio che sia.
Di fronte a Erostrato che, per passare alla storia, dava fuoco al tempio di Diana (e arrecava un consistente danno alla comunità – benché come diceva Lec, prima di condannare Erostrato vorrei aver visto il tempio di Diana in Efeso), ben venga chi si limita a portare in superficie le proprie idee, per quanto fesse siano, ché — al netto, questo è il danno — fa perdere al massimo solo pochi mega di traffico dati. Tutto qui.

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