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Una donna…

  
A dispetto dell’iconografia classica, ne l’Annunciata di Antonello da Messina l’angelo dell’annunciazione non c’è. E l’assenza è, per così dire, funzionale alla rappresentazione: manca l’angelo non perché sia andato perduto, tagliato o disposto in altro pannello; no. Il genio di Antonello ha concepito l’immagine dell’immacolata da sola proprio a voler indicare la solitudine di una decisione così tormentata, così assoluta come quella di essere la madre di Dio. «L’annunciata di Antonello – scrive Vittorio Sgarbi in Piene di Grazia, Bompiani – ha lo sguardo che viene verso di noi per poi arrestarsi come per un riempimento, per un’improvvisa necessità di concentrazione in sé che vediamo sottolineata dal gesto a mezz’aria della mano»; mano che non è solo un elemento prospettico, ma è elemento che trattiene l’angelo fuori (dal quadro e) dalla mente della donna in un gesto che lo allontana, a tenerlo oltre dai suoi pensieri. Perché non bastò che un angelo dicesse: «Concepirai un figlio e lo darai alla luce» (Lc 1, 31), ma fu necessaria la profonda e tormentata riflessione di una donna, e che ella stessa dicesse: «Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). Sennò — col rispetto che è dovuto al caso — col cazzo che la storiella andava avanti!

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