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una resa dei conti con noi stessi…

L’estate cede, non senza un rombo che sembra una puntualizzazione, un punto finale. Eppure, sappiamo che verranno altri giorni di calore e luce. Ma la pioggia d’ora sembra più un saluto, una carezza d’addio. In questi mesi, ci siamo immersi in discussioni effimere: politica, spese, scontrini, tutto incartato in parole che avranno breve vita.
Hanno occupato spazio i libri, le serie tv, le strade vuote per chi è rimasto a casa. Molti hanno lavorato senza tregua, perché per alcuni, estate non significa pausa ma fatica. I giovani hanno raccolto esperienze come conchiglie sulla spiaggia, mentre altri hanno scoperto o riscoperto l’amore, spesso sotto un velo di crema solare e incertezza. E poi c’è settembre. Non solo il cambio di calendario, ma una resa dei conti con noi stessi. L’estate è stata un intermezzo, una pausa anche per chi non si è fermato. Ora settembre torna con il suo incedere, come un debitore alla porta. Si fa strada il freddo, non ancora visibile ma palpabile, nelle ossa, nel pensiero. E il cuore, ah, il cuore. È lì che sentiamo il freddo più di tutto. Puoi costruire muri, ma il dolore ha già il suo piano di accesso, tracciato e inesorabile, per colpire esattamente dove conta. È la stagione delle verità, e come ogni verità, penetra dove meno te lo aspetti.

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